Il tramonto da qui è il più bello che abbia mai visto, ma ricordo che è la stessa cosa che ho pensato ieri.
Al calar del sole tutto ritorna sereno qui dove non c’e’ nulla che mi ricordi il frastuono della citta’.
Il solito somaro raglia nel recinto, a modo suo protesta per una cena che è gia’ in ritardo.
Un aereo sorvola l’edificio, chi sa da dove viene e dove andra’…
Ma questa non è casa mia anche se il domicilio è quello giusto, capisco che è il luogo dove vivono le persone che amo, ma per me realisticamente è il luogo dove vado a dormire e dove la mattina alzo i miei figli per portarli a scuola.
Quasi 2 ore dove io faccio il papà con l’accento sulla A.
Ma non mi basta più, sono stanco di rincasare e non vedere più il tramonto.
L’orario si allunga come si allungano le giornate verso la primavera e inversamente il mio tempo si accorcia inesorabilmente.
Vorrei quello che tutti vogliono e cioè un po’ di tempo.
Un po’ di tempo per la mia ragazza sempre troppo sola, sempre troppo stanca di una vita che consuma.
Un po’ di tempo per i miei figli, che se per assurdo dovessi morire domani non si ricorderebbero di me se non a frammenti e videocassette.
Un po’ di tempo per me, che sono stanco di una vita che voglio ma che non mi rende felice.
Ma tutto questo l’avrò’ se l’ingranaggio si fermerà all’improvviso.
Se tutto perderà di significato in un istante che potrebbe portarmi via o potrebbe portarli via e potrebbe portarci via.
Ma allora perchè non fermarsi qui al tramonto e aspettare che tutto prenda la mia velocità.
E’ semplice, so benissimo quello che perdo e quello che posso ottenere se solo decido di scendere da questo treno veloce che mi porta verso la vecchiaia.
Ma non ho la forza di bloccare questo ingranaggio che mi stritola fra debiti e doveri.
Così ne finisco vittima insieme ai miei pensieri.